Indennità aggiuntive per i medici del servizio di emergenza, in Campania, dopo 15 anni vengono riconosciute illegittime
Eroi non per caso ma per necessità. Sono i medici del 118, quelli chiamati ad accorrere ad ogni emergenza, dall’infarto ai sintomi conclamati del Coronavirus che impedisce di respirare. Nella corsa contro un tempo che si dilata ben oltre le 24 ore, si assumono ogni giorno altissimi rischi professionali (gestione di pazienti acuti e critici), ambientali (aggressioni), biologici. Perché ogni giorno, in ogni momento, possono venire a contatto strettissimo con un malato Covid e, prima ancora dell’inizio di questa pandemia che sembrerebbe avere azzerato qualsiasi altra malattia, con un sieropositivo con AIDS o epatite C. Approcciano il malato, lo visitano, valutano la necessità di ricovero e continuano l’assistenza per tutto il viaggio che dal domicilio dell’assistito lo trasporta alla struttura sanitaria più prossima.
C’è chi in questo generoso impegno ha visto qualche tempo fa un quid da riconoscere economicamente con un bonus di 5,16 euro l’ora da aggiungere allo stipendio tabellare dei medici 118, Il riconoscimento va avanti dal 2003 ma solo ora la Procura della Corte dei Conti si pronuncia sulla “illegittimità” di questo emolumento che esiste solo in una regione.
“In Campania negli scorsi anni è stata riconosciuta un’indennità aggiuntiva ai medici che passavano dalla continuità assistenziale, ex guardia medica, al 118. Questi accordi, che risalgono al 2003, in realtà non sono stati poi confermati in sede di accordo nazionale del 2005. Da ciò l’illegittimità dell’indennità”. A segnalare questa voce aggiuntiva “non dovuta che esiste solo in Campania”, è stato il Procuratore della Corte dei Conti regionale, Maurizio Stanco. “Ad ottobre 2020, dopo segnalazione della Guardia di Finanza, abbiamo inoltrato l’istruttoria alla Regione Campania” unica, su tutto il territorio nazionale, ad elargire questo ristoro. “In tutte le altre regioni italiane – ha proseguito il Procuratore – i medici hanno una retribuzione paritaria, mentre qui erano beneficiati di un’altra indennità. L’accordo nazionale del 2005, infatti, aveva la funzione di rendere omogenei sul territorio italiano i compensi dei medici che svolgevano la medesima attività. In quell’occasione si è stabilito un importo onnicomprensivo. Al momento, sulla questione è in corso un’istruttoria e siamo in attesa degli sviluppi”.
Sospese indennità, tagli di stipendio e recupero somme “illegittime”
Domande e istruttorie a parte, mentre la Regione ha assicurato che è “allo studio un accordo integrativo” che riconosca ai medici del 118 i compensi aggiuntivi, oltre a chiudersi i rubinetti del gettito extra è stato avviato il recupero delle cifre “illegittime” per la Corte dei Conti.
A poco o nulla, quindi, sono serviti gli incontri in Regione con sindacati e operatori sanitari: le prime raccomandate per i medici del 118 sono partite e già consegnate. Prevedono tagli in busta paga, per il mese di febbraio, delle indennità orarie, di 5.16 euro, e recupero, attraverso il quinto dello stipendio, di cifre che variano dai 50mila ei 90mila euro. Un caso assai spinoso, innescato da un disguido burocratico venutosi a generare o a causa della interpretazione dei magistrati della Corte dei Conti, oppure per una svista, nella stesura, oltre quindici anni fa, del rinnovo del contratto di lavoro per i medici convenzionati del 118, che si traduce ora, per decisione della magistratura contabile, in una decurtazione degli stipendi mensili di circa il 25% (800 euro).
I “Medici in prima linea” vanno bene nelle serie televisive che acquistiamo dall’America. Nella nostra desolata realtà sanitaria, persone che stanno comodamente dietro la propria scrivania giudicano la congruità di quanto percepito da persone che invece rischiano la propria vita per strada ogni giorno per salvare quella degli altri.
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